Il poeta Paul Celan tenne nel 1960, all'accademia di Darmstadt, un discorso in cui assumeva su di sè il compito di riflettere sui meccanismi e le motivazioni della propria creazione artistica; vi affrontava, in altri termini, la problematica definizione della sua poetica.
In quell'occasione Celan ebbe a chiedersi se per un poeta il processo della propria arte può "significare una svolta del respiro".
Da quella frase scaturisce il titolo di questa esposizione, in cui le "svolte del respiro", trasportate nel mutevole campo di azione di un'artista visiva, vengono interpretate come una variatio -progressiva o repentina- fisiologica al suo metodo di ricerca.
Ciò nella convinzione che l'evolversi delle scelte espressive di un artista non possa -se di autentica evoluzione si tratta- sottrarsi a un intreccio continuo e indissolubile di istinto e progettualità, che esalta l'individualità dell'autore nel momento stesso in cui lo inchioda a "una determinata distanza" dal proprio io pensante.
Perchè in arte anche la più vigile coscienza formale si trova coinvolta in un processo in cui è proprio il variare necessario e quasi irriflesso della struttura razionalmente conferibile alla creazione che ne fa, istante per istante, qualcosa di più prezioso e complesso.
Fulvio Dell'Agnese
"Chi porta Arte negli occhi e nella mente,
costui [...] è dimentico di sè.
Arte crea lontananza dall'io.
Arte esige qui, in una direzione ben determinata,
una determinata distanza, un determinato cammino.
In questo caso l'Arte non sarebbe che
il cammino che la Poesia è tenuta a percorrere -
niente di meno e niente di più".
Paul Celan